Prima Rassegna Internazionale "Vittorio De Seta"

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Nell’ambito dell’Omaggio a Padre Pio, lo scorso 25,26 e 27 novembre, si è svolta la Prima Rassegna Internazionale di documentari etnografici Vittorio De Seta.

Si è tenuta a San Giovanni Rotondo, dal 25 al 27 novembre scorso, la Prima rassegna Internazionale “Vittorio De Seta” di Documentari Etnografici. La manifestazione, organizzata dalla Federazione Italiana Tradizioni Popolari, ha come fine di conservare la fama e valorizzare la figura del regista e cineasta Vittorio De Seta, autore di decine di cortometraggi di carattere antropologico, realizzati negli anni Cinquanta del secolo scorso tra la Calabria, la Sicilia e la Sardegna.

Il concorso, inoltre, ha lo scopo di promuovere la realizzazione di documentari che possano dare un contributo alla conoscenza delle realtà culturali etnografiche italiane e straniere e tutelare le produzioni multimediali di carattere etnografico di qualsiasi nazione.

L’evento ha anche la funzione di definire meglio, nel quadro del dibattito teorico-metodologico delle discipline demo-etno-antropologiche, non solo l’importante ruolo dell’antropologia visuale, ma anche quello di chiarire il costante processo di rifunzionalizzazione delle culture popolari di qualsiasi realtà e contesto.

La Giuria è composta dall’antropologo Mario Atzori, esperto di antropologia visiva; da Luigi Chiriatti, etnomusicologo tra i fondatori della nota manifestazione salentina de “La notte della taranta”; da Stefano Campanella direttore dell’emittente Tele Padre Pio; da Enzo Cocca, direttore responsabile del bollettino Il Folklore d’Italia e assessore della Federazione Italiana delle Tradizioni Popolari e dallo scrivente Gianfranco Donadio, documentarista, responsabile del Laboratorio di Cinema Documentario dell’Università della Calabria.

Sono stati numerosi i documentari pervenuti per le previste tre categorie: A) professionisti e istituzioni specializzate; B) gruppi folklorici, dilettanti e associazioni di volontariato e associazioni “no profit”; C) associazioni folkloriche internazionali e/o singoli associati ad organismi internazionali impegnati nella valorizzazione delle culture folkloriche.

In questa prima edizione, il premio della categoria A è stato assegnato al documentario L’albero di “Pasqua”, di Andrea Simonetta, un lavoro che, come si ricava dalla motivazione, risulta completo sia per quanto riguarda l’indagine etnografica e la metodologia di antropologia visuale impegnata, sia per quanto concerne la narrazione filmica.

Nell’opera di Simonetta emerge il racconto collettivo di una data comunità, quella della Settimana Santa di Davoli (CZ) in Calabria, espresso nella sua tradizione e nella sua contemporaneità. I temi affrontati, infatti, sono stati narrati con maestria di riprese e con un montaggio dinamico; entrambi questi aspetti risultano sapientemente fusi nel racconto dei diversi sincretismi religiosi presenti nella Settimana Santa di Davoli.

Per la categoria B il premio è stato assegnato al documentario La comunità di Pescorocchiano e il pellegrinaggio a piedi alla Santissima Trinità di Vallepietra, di Salvatore Luciano Bonventre. Un lavoro che, raccontando le fasi di un pellegrinaggio ad un santuario appenninico, affronta con particolare attenzione la problematica complessa dell’aspirazione degli uomini a compiere il “viaggio” verso le divinità.

La narrazione filmica, infatti, è stata condotta, come si è già accennato, tramite il paradigma del pellegrinaggio, un’attenta descrizione testuale e con immagini suggestive. Bonventre restituisce un percorso che, pur attraverso le immagini di uno specifico luogo, contiene elementi universali comuni e validi, sul piano esistenziale, per tutti gli uomini. Tra i lavori sottoposti all’esame selettivo, da proporre per la proiezione pubblica, la Giuria ha assegnato un premio speciale al documentario “Tri Cud’i Sifunu” di Isabella Mari e Francesca Sicoli, nel quale, tra il mitico e l’esperienza concreta della vita, viene raccontato il complesso e faticoso rapporto degli uomini col mare, come luogo dai confini indefiniti, capace di interagire sul piano mitico-rituale, al fine di superare le tempeste e le paure provocate dallo sguardo rivolto verso gli orizzonti incerti.

È il racconto dell’inquietudine e dell’ancestrale paura del mare e delle sue mitiche leggende; in pratica, si tratta di una paura che, nella simbologia filmica, appare esorcizzata con la scansione ritmica realizzata dalle percussioni sulla pelle “sacra” del tamburo.

In conclusione, è stata una Rassigna che sicuramente, nelle successive edizioni, avrà un particolare successo producendo consenso e notorietà per la Federazione Italiana Tradizioni Popolari che ha avviato e organizzato l’evento dedicandolo al grande cineasta e documentarista etnografico Vittorio De Seta.