Per una antropologia delle voci del premio internazionale “Giuseppe Cocchiara”

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Catania 30 Novembre 2018

 

«La chiamata antropologica ha a che fare fondamentalmente con l’inclinazione a sentire voci. Una parte importante della nostra vocazione consiste nell’«ascoltare voci» e i nostri metodi sono le procedure che meglio ci consentono di sentire, rappresentare e tradurre voci»

La frase di James Fernandez (1999) riassume in maniera esplicativa quanto discusso e vivamente argomentato durante la celebrazione della V edizione del Premio Internazionale “Giuseppe Cocchiara”; l’iniziativa, ricordiamo, si colloca nel quadro dell’importanza che in Sicilia, a partire dalla fine dell’Ottocento fino ad oggi, hanno avuto nel panorama intellettuale italiano gli studi Demo-Etno-Antropologici grazie alla preziosa attività di ricerca e documentazione condotta da Giuseppe Pitrè, Salvatore Salomone Marino, Giuseppe Cocchiara, Giuseppe Bonomo, Antonino Buttitta e Aurelio Rigoli. Dopo le importanti premiazioni delle edizioni scorse conferite a Antonino Buttitta (2014), Nestor Garcìa Canclini (2015),

Luigi M. Lombardi Satriani (2016) e a Ottilia Hedesan (2017), quest’anno la commissione, su proposta della prof. ssa Mara Benadusi dell’Università di Catania, ha individuato nella figura e nell’opera del Ch.mo Prof Pietro Luigi Clemente un candidato ideale. Le fasi salienti della cerimonia si sono svolte presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania, luogo di una certa “solennità” in cui voci, memorie e ricordi hanno mirabilmente riannodato memoria e contingenza dell’Antropologia siciliana e nazionale. Presiedono la cerimonia i Chiar.mi Prof.ri Giuseppe Vecchio (Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali), l’Avv. Liborio Porracciolo (Sindaco del Comune di Mistretta), il Sig. Benito Ripoli (Presidente della Federazione Italiana Tradizioni Popolari) con il coordinamento del Chiar.mo Prof. Mario Atzori (Università di Sassari - Presidente Consulta Scientifica della F.I.T.P. e Presidente della Commissione del Premio). Dopo i saluti inaugurali del Chiar.mo Prof. Giuseppe Vecchio, il Prof. Mario Atzori ha prontamente introdotto ai lavori ribadendo, a più riprese, l’importanza della scuola siciliana per la storia degli studi demoetnoantropologici: le riflessioni di Atzori suonano come un richiamo rigoroso e appassionato verso prospettive di ricerca, in definitiva, sempre attuali. Segue poi Benito Ripoli che ha sottolineato l’importanza dello spettacolo e delle performance contemporanee per la trasmissione delle culture tradizionali alle giovani generazioni. Al Dr. Gerardo Bonifati, assessore alla cultura della F.I.T.P. spetta invece la lettura del verbale per il conferimento del premio «Giuseppe Cocchiara» 2018 al Chiar.mo Prof. Pietro Luigi Clemente (Università di Firenze); nel verbale viene ampiamente delineata, tra le altre, l’intensa e innovativa attività di ricerca svolta in ambito museografico. A questo punto, Pietro Clemente avvia la sua lectio magistralis che da subito si configura come un resoconto corale, variegato e multiforme di un mondo, quello a cavallo tra gli anni 60-80 del Novecento in cui affiorano numerose le figure di maestri/antenati quali Alberto M. Cirese e Ernesto de Martino. Di tale mondo Clemente ricorda inoltre, con precisione, i mutamenti della società sarda in via di industrializzazione, il modo “politico” di pensare l’antropologia ma anche l’avvento metodologico, sopraggiunto da lì a poco, di un rinnovato discorso antropologico dopo la crisi del marxismo. Ai maestri accademici Clemente aggiunge quelli extra cathedra come Saverio Tutino, partigiano in piemonte, giornalista scrittore e poi raccoglitore di storie di vita o Ettore Guatelli, maestro elementare, figlio di mezzadri e fondatore del Museo Guatelli, entrambi testimoni di una vita locale e quotidiana “altra”, capace di creare contesti culturali differenziali e non omologanti. Da queste esperienze prende forma, asserisce Clemente, quello sguardo territorialista che si invera, tra il 2016-2017, nella ‘rete dei piccoli paesi’ inaugurata da casa Lussu ad Armungia (CA), in cui fanno rete paesi e abitanti ove il rischio di perdere la memoria e il territorio si fa sempre più cogente: capire il valore delle diversità locali e di chi le tutela appaiono oggi quali autentiche risorse, sia materiali che simboliche, del nostro. Infine Clemente rivolge un omaggio a due grandi studiosi siciliani: a Giuseppe Cocchiara, attraverso una prospettiva che tende restituire allo studioso una più serena dimensione storiografica da incaute “fascistizzazioni” dovute alle sue collaborazioni alla “difesa della razza” e al compianto Nino Buttitta conosciuto proprio a Catania alla fine degli anni Settanta in un contesto di impegno politico e civile dove Buttitta figlio, definito da Clemente “grande raccontatore”, affabulava e impegnava con i testi del Buttitta “padre” (lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali, Portella della Ginestra ecc.). La fase conclusiva, oltre alla consegna del premio e la foto di gruppo è stata accompagnata dai saluti degli allievi di Pietro Clemente, riportati della Prof.ssa Benadusi, che hanno accompagnato questo “ascolto” garbato, mai nostalgico, di voci affatto mute ma riecheggianti di memoria viva: non solo, dunque, le voci degli antropologi ma una antropologia delle voci pare essersi ascoltata tra le sale solenni della città dell’Etna, montagna vivente e ascoltante.