La Settimana Santa in Puglia e in Basilicata

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La Mater Dolorosa e il pianto di Maria, nelle due regioni.

È impossibile, se non addirittura pretenzioso, illustrare puntualmente quanto avviene nella Settimana Santa in due regioni ricche di tradizioni popolari come la Basilicata e la Puglia. Le pratiche religiose del ciclo quaresimale e pasquale, presenti quasi ovunque, sono molto varie e articolate, pur presentando comportamenti devozionali e scenico-rappresentativi molto simili alle altre regioni del Centro e del Sud Italia.

Le varianti e le somiglianze sono espressione dei vissuti comunitari e socio-culturali che definiscono il substrato storico e antropologico del contesto che le ha plasmate in cui continuano ad avere senso.

Tuttavia, ciascuna e tutte le azioni di queste “feste del dolore”, così come sono vissute le rappresentazioni e le pratiche penitenziali, presentano caratteristiche tali che, se non proprio uniche, sono sempre di particolare rilevanza. La dimensione popolare, extra e paraliturgica, e quella colta, della liturgia ufficiale e chiesastica, sono ovunque fuse in un unico e organico corpo cerimoniale. Ne scaturisce una forte valenza mistica in cui ciascun individuo, credente o no, può essere coinvolto emotivamente o essere sorpreso dalla partecipazione che intere comunità esprimono compiutamente.

Ogni rappresentazione mette in scena forme di devozione in cui il privato e il pubblico, l’individuale e il collettivo, il protagonista e lo spettatore si costituisco in unità partecipativa che rende pienamente significante ciascun atto rituale, pur nelle diverse espressioni cerimoniali.

Queste feste del dolore, ormai da qualche decennio, sono acquisite come emblema identitario con cui le realtà locali, attraverso la manifestazione della propria commozione religiosa, si presentano allo sguardo di coloro che ne seguono la celebrazione, richiamati dalle dinamiche del consumo turistico-culturale.

Per la Puglia è fondamentale, per ricchezza documentaria e contributo di analisi, il volume di Francesco Di Palo Stabat Mater Dolorosa; per la Basilicata non esiste un’opera equivalente. In questa sede, nell’economia dello spazio concesso, posso solo richiamare qualche esempio delle tante Settimane Sante celebrate nelle due regioni, limitandomi a quelle più conosciute e di più agevole fruibilità.

La processione dell’Addolorata a San Marco in Lamis (Foggia), si svolge all’alba del Venerdì Santo. La statua della Madonna, al canto dello Stabat Mater, è condotta in visita ai “sepolcri” allestiti nelle chiese della cittadina; similmente a quanto accade in molti altri centri pugliesi e lucani.

A San Mauro Forte (Matera) la statua dell’Addolorata è affannosamente portata di chiesa in chiesa per tutta la notte da donne in gramaglie che, in ogni sosta davanti ai “sepolcri”, cantano in dialetto il Pianto di Maria. La seconda processione di S. Marco in Lamisi ha luogo il pomeriggio ed è caratterizzata dalla presenza delle fracchie: gigantesche torce ottenute aprendo un intero albero in modo che assuma la forma di un cono riempito da diversi quintali di legna; la restante sezione del tronco integra è fissata su un asse con due ruote.

Una volta accese le fracchie ardono fino a notte fonda. Inizialmente erano semplici torce a mano, confezionate per devozione e utilizzate per illuminare il percorso della processione serale con la statua dell’Addolorata. I reduci della prima guerra mondiale, in segno di ringraziamento, cominciarono a costruire fracchie sempre più grandi.

Attualmente alcune,al dimetro della base del cono, misurano anche oltre due metri e mezzo. Uno dei momenti di maggiore tensione emotiva e spettacolare è la scena dell’incontro tra la statua della Madonna, portata dalle donne vestite a lutto, e quella del Cristo con la croce o alla colonna.

A Bisceglie e a San Severo le due statue hanno capelli veri, raccolti dalle offerte votive. Le due processioni s’incontrano e, una volte a contatto, le statue sono avvicinate a simulare il bacio della madre al figlio.

La spettacolarizzazione, che collega personaggi viventi con le statue che riproducono scene della Passione, tocca livelli di forte coinvolgimento emotivo. Ad Alberona (Foggia) la crocifissione è realizzata con la statua di Gesù che ha le braccia articolate.

La stessa tensione emotiva per il forte realismo della scena si ripropone nel momento della deposizione, quando le braccia del Cristo cadono penzoloni lungo il corpo. Statue simili le ho viste in Irpinia, ed anche in Messico, dove i capelli sulla statua di Gesù sono deposti dalle ragazze dopo la prima mestruazione.

Le immagini trattate come persone vive realizzano la fusione dei personaggi in statua con i personaggi in carne e ossa; questa con-fusione tra realtà e verosimiglianza rende umani e statue protagonisti delle scene in cui gli uni e le altre, indistintamente, sembrano appartenere alla stessa dimensione mistica.

Quasi ovunque presenti, le processioni dei Misteri, che si svolgono dal giovedì al sabato santo, presentano con gruppi di statue in legno o soprattutto in cartapeste leccese, alcune di interessante valore storico artistico, i vari episodi della passione di Cristo. Intere scene con molti personaggi quasi a grandezza naturale sono presentate nella processione di Valenzano, come, per esempio, nel gruppo scultoreo dell’Ultima Cena, del Cireneo, della Crocifissione, della Deposizione.

Spesso i gruppi statuari, portati a spalla da componenti delle confraternite o da chi li custodisce a volte anche nelle proprie abitazioni, sono preceduti da figuranti che recano i vari simboli della Passione.

In alcune di queste processioni sono presenti portatori di croci, incappucciati, scalzi e con catene legate alle caviglie. A Troia (Foggia), per esempio, gli incappucciati vestono tuniche bianche; a Francavilla Fontana (Brindisi) i portatori di grandi croci vestono sai rosso fiammante.

Particolarmente interessante, per la forte suggestione e l’intensità della partecipazione penitenziale, la processione dei cruciferi (detti viacrauci) di Noicattaro (Bari) che si svolge senza soste dal venerdì al sabato.

La sera del venerdì santo diverse decine di viacruci, penitenti la cui identità è sconosciuta recano croci pesanti anche alcune decine di chili; in gran parte provengono da altri centri e anche dall’estero; vestono un saio nero, sono incappucciati, con il capo cinto da corone di spine o di tralci di vite; trascinano, scalzi, una pesante catena legata alla caviglia.

Numerosi e in doppia fila partecipano alla processioni dell’Addolorata, dei Misteri e del Cristo morto disposto nella naca (catafalco). Le donne sono tutte in nero e gli uomini, in abito da cerimonia portano a spalla le statue. I via cruci, giunti in chiesa, sciolgono la catena e per auto flagellarsi, ora solo in forma simbolica.

Ai portatori di croci si aggiungono penitenti incappucciati che partecipando alle processioni, o isolatamente, procedendo molto lentamente visitano i sepolcri. Con denominazioni diverse, sono presenti nelle processioni a Francavilla Fontana, pappamusci (Brindisi), a Mottola, paranze, e a Grottaglie, bublibubli, entrambi in provincia di Taranto.

Sono coppie di penitenti che, in saio e cappuccio bianchi, scalzi, con in testa corone di spine o tralci di vite, con un bastone che battono ritmicamente a terra, visitano i sepolcri. A costoro si aggiungono i portatori di pesanti croci, che partecipano alle varie processioni dei Misteri, dell’Addolorata e del Cristo Morto, tutte accompagnato dello stridore dalle traccole e dalle litanie delle varie confraternite.

Molto conosciuti e attori di un cerimoniale più articolato i penitenti di Taranto, detti Perdune: vestono saio bianco e mozzetta avorio; sul cappuccio hanno un cappello nero a cupola e falda larga, sul petto pende un “abitino” su cui è scritto Decor Carmeli; hanno un bastone con cui percuotono il terreno, procedono in pellegrinaggio ai sepolcri con passi brevi e dondolandosi di continuo.

Per le modalità cerimoniali la celebrazione della Settimana Santa di Taranto è certo tra le più complesse e suggestive, costituendosi come espressione di forte attrazione devozionale e turistica. In Basilicata le rappresentazioni della Settimana Santa, e la presentazione dei Misteri, sono realizzate, in prevalenza, con personaggi viventi.

I centri in cui le rappresentazioni sono le più antiche, articolate e tra loro variate, sono alle falde del Monte Vulture: Barile e Ginestra, di origine albanese, e Rionero in Vulture e Atella. Altre rappresentazioni della Settimana santa,con personaggi viventi, dagli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso, sono messe in scena un po’ ovunque nel resto della regione, sul modello di quella di Barile, ormai di forte attrazione turistica.

Così come sono ovunque diffuse le processioni dei Misteri in cui le immagini sacre sono accompagnate da personaggi che recano tutti i simboli della Passione. Tra le tane, tutte di forte tensione e partecipazione emotiva e spettacolare, ricordo quelle di Venosa (Potenza), di Pisticci (Matera), in tutto simili alle molte altre attive nel resto della regione, sempre più e meglio organizzate dalle locali Pro-Loco e associazioni culturali.

Di particolare interesse antropologico, inoltre, il canto della Passione, di tradizione orale, di Tricarico, singolare per alcune sue parti in cui è descritto l’inseguimento di Cristo che, per sottrarsi ai soldati si nasconde in una grotta che chiude con una ragnatela: episodio che ricorda un passo dell’Egira in cui la stessa vicenda è vissuta da Maometto.

Da qualche decennio una rappresentazione della Passione, con personaggi viventi, è messa in scena nei Sassi di Matera dove gli antichi rioni rendono più verosimile la scena, in particolare dopo “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini e “ La Passione di Cristo” di Mel Gibson.

Da un punto di vista demo-antropologico, la rappresentazione di Barile è forse la più interessante, per il gran numero di personaggi e per la preparazione cui i personaggi principali devono sottoporsi con giorni di isolamento penitenziale e di preparazione spirituale.

Il ruolo di Cristo e della Madonna sono affidati a una coppia di fidanzati di cui è riconosciuto il livello morale e che devono sposarsi nell’anno. L’intera comunità e la struttura urbana sono coinvolte nella rappresentazione che prevede percorsi e soste, per il processo e le altre azioni collettive, in vaie piazze e strade. In queste rappresentazioni è presente il personaggio della Zingara: una bella e ammiccante fanciulla che distribuisce lupini e caramelle al pubblico. Personaggio di disturbo che, secondo la leggenda popolare, avrebbe fornito i chiodi della crocifissione.

Altri personaggi di disturbo sono presenti nelle rappresentazione del Vulture: due ragazzi vestiti da selvaggi durante la processione, di cui sono parte, giocano a pallone. Anche in queste messe in scena processionali sono esibiti i simboli della Passione, in particolare da donne e da bambine.

A Barile, tre bambine sui vestitini bianchi da angioletti cruciferi hanno cuciti tutti i gioielli di cui la comunità si priva nei giorni della celebrazione della Settimana Santa. A Rionero e ad Atella, sempre in provincia di Potenza, la rappresentazione si conclude con la crocifissione: Cristo e i ladroni, giovani del luogo, sono legati alle croci, mentre in piazza un altro giovane, nel ruolo di Giuda, simula l’impiccagione.

Poco dopo Cristo, in figura di persona viva, sempre ad Atella, è deposto in una grotta che funge da sepolcro, dove i devoti si recano in visita. Interessanti, in passato, e mi riferisco a rilevazioni compiute tra la fine degli anni Settanta e i primi dell’Ottanta, i costumi che erano realizzati in loco e le armature erano di latta a Barile e ad Atella, o di cartone e carta argentata a Ginestra. Ormai da alcuni decenni è invalso l’uso di noleggiare costumi di figuranti e soldati a Cinecittà.